
| Famiglia Perelli | |
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Contrariamente ad alcune famiglie che portano il cognome di un Santo Cristiano (Andreoli, Deagostini, Deantoni,…), PERELLUS, sarebbe l'antico nome del pero selvatico, con le tre sue declinazioni latine Perello, Perella, PERELLI. Ciò spiegherebbe l'esistenza in diversi luoghi di famiglie Perelli che non hanno a priori alcun legame di parentela. C'è una seconda ipotesi, Perelli sarebbe il diminutivo di Peri, che è la forma plurale di Pero, variante dell'italiano Pietro incontrata in Corsica, nella metà nord dell'Italia. In Sicilia, esistono altri diminutivi: Perello, Peretti, Perini, Perinotti,… |
| Le famiglie Perelli conosciute. | |
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PERELLI non è un cognome molto comune, ma non è raro. Lo si incontra in tutto il bacino mediterraneo e la sua origine è incontestabilmente latina, Perelli proviene da quattro famiglie senza alcun legame di parentela. La prima famiglia, originaria di PREMENO un paese sulla riva del Lago Maggiore, è responsabile del popolamento dei Perelli del nord-ovest d'Italia, in particolare tutte le famiglie originarie di Arola. La seconda famiglia, originaria di CENTO, ha popolato tutto la parte nord-est dell'Italia, specialmente Ferrara, Firenze, Venezia. La terza famiglia proviene della Corsica, da un paesino chiamato PERELLI nella valle d'Alésani. Questa famiglia, molto prolifica, è all'origine delle famiglie Perelli alla periferia del Mediterraneo, a Marsiglia, a Genova, in Sardegna, a Cagliari ed a Roma. Infine l'ultima famiglia è originaria del sud Italia, è ancora presente a CITTANOVA, provincia di Reggio Calabria, ed è all'origine dei Perelli di Napoli. Due rami della famiglia sono emigrati in America, una a Baltimora (Stati Uniti d'America), l'altra a Buenos-Aires in Argentina. |
| La famiglia Perelli di Arola. | |
| Storia di Domenico Perelli (1723-1794), primo Perelli di Arola (*) | |
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Domenico Perelli è nato nel 1723, a Vignone, borgo della parrocchia di San Martino, sopra Intra. La sua famiglia discendeva dai Perelli di Premeno, le cui origini lontane erano spagnole. Suo padre, Giovanni-Battista, sindaco del villaggio da molti anni, si era sposato l'8 ottobre 1714 a Vignone con Caterina della famiglia degli Uccello di Vignone. Giovanni-Battista, oltre alle sue funzioni municipali, esercitava la professione di commerciante in legname, acquistandolo in piedi, lo faceva tagliare nelle due segherie che possedeva. Fin dalla sua più giovane età, Domenico era cullato dal rumore della sega e dall'odore del legno tagliato. A quattordici anni, accompagnava già suo padre sui cantieri, e con un semplice colpo d'occhio sapeva riconoscere se l'albero avrebbe fornito un legno di qualità. Suo padre, che vedeva in lui il suo successore, fu molto deluso quando Domenico, allora di quindici anni, volle andare come apprendista presso un cugino, ad Intra, che possedeva un modesto laboratorio di carpentiere. Durante cinque anni, Domenico vi apprese la lavorazione del legno ma anche l'arte del disegno. A vent'anni, possedeva e dominava perfettamente tutte le tecniche, le ossature non avevano più segreti per lui. Si associò allora con un artigiano che possedeva un modesto laboratorio di falegnameria sulle rive del Lago Maggiore, fuori Intra. Pochi anni dopo, Domenico ne fece il più grande cantiere navale del Lago Maggiore. Dal suo laboratorio, uscivano le barche più slanciate o le chiatte più robuste che trasportavano tanto il pesce del lago, quanto il legname di suo padre o il marmo rosa di Candoglia destinato al Duomo di Milano (1). A ventisei anni era ricco e considerato, da Intra ad Angera tutti lo conoscevano per la qualità del suo lavoro, per questo lo chiamavano " Il Maester "(2). Allora, si innamorò dalla figlia del suo socio, una ragazza di vent'anni chiamata Angela. Ne parlò al suo socio che l'autorizzò a farle la corte. La cerimonia del fidanzamento riunisce le due famiglie e particolarmente Antonio, il fratello maggiore di Domenico allora soldato in guarnigione ad Arona. Antonio era un bell'uomo, grande oratore e l'uditorio era conquistato dal racconto delle sue prodezze militari. Quel giorno fu fissata la data del matrimonio: l'11 novembre, festa di San Martino. Una mattina di ottobre, il socio di Domenico gli mostrò una lettera che Angela aveva lasciato nella sua camera la sera prima, dichiarava essere partita per raggiungere Antonio ad Arona e sposarlo, gli chiedeva perdono ma non l'amava. Domenico non disse nulla, la sera lo cercarono, era scomparso !! Una mattina del 1749, Martino Bertarelli (3), l'allora sacerdote di Arola da 41 anni, attraversava in fretta la piazza della chiesa per la prima messa quando notò un uomo prostrato al piede della grande croce davanti al cimitero (4), i suoi vestiti sporchi e strappati. L'indomani l'uomo era sempre lì come i giorni seguenti. Poco a poco, la gente di Arola si abituò a vederlo, non parlava a nessuno. Nella giornata, rendeva dei piccoli servizi che gli pagavano in natura. Durante l'inverno 1749-1750, lavorò nella foresta alla Colma, preparando delle fascine con Giuseppe Gamba per fare il carbone di legna. Nella primavera dell'anno 1750, Claudio Concastri l'assunse come facchino. Suo padre, Pietro Concastri non era di Arola, veniva da un paese della Val d'Aosta chiamato Ayas dove nasce nel 1682. Arriva ad Arola e si sposa il 14 agosto 1716 con Anna Ganini. Claudio Concastri era grande e forte, faceva il commerciante di legname. Nella primavera assumeva dei gruppi di tagliatori di assi per tagliare gli alberi abbattuti durante l'inverno, poi dei facchini, i "portentit" trasportavano sulla schiena le tavole verso la valle. Questi uomini, scendendo dalla montagna pesantemente carichi, si radunavano sulla Piazza del Forno per riposarsi e fare cuocere la " Polenta " per pranzo. Ma un giorno un incidente arrivò. Un ragazzo che giocava tra i carichi dei "portentit", inciampò e sbilanciò un mucchio di tavole. Il ragazzo sarebbe stato schiacciato se l'uomo non fosse intervenuto, salvando il ragazzino del pericolo, purtroppo il suo piede scivolò e la sua gamba sinistra restò sotto le tavole. Quando i suoi compagni lo liberarono, si accorsero che aveva la gamba rotta. Fu trasportato presso il suo datore di lavoro, sua sorella Maria Concastri lo curò. È lei che per prima seppe che si chiamava Domenico Perelli. La sua gamba restò debole, Claudio Concastri lo mise alla numerazione dei tronchi, in seguito, scoprendo che conosceva il legno, gli affidò sempre più responsabilità. Il 25 Agosto 1752, Domenico Perelli sposò Maria Concastri. Questa coppia avrà 6 bambini. Sarà l'inizio della stirpe di tutti i Perelli che derivano da una famiglia di Arola. Domenico eserciterà il mestiere di falegname ad Arola, riparerà poi modificherà la struttura del tetto della chiesa San Bartolomeo. Nel 1767 sarà sindaco di Arola per 6 anni. Morirà ad Arola il 28 ottobre 1794 all'età di 71 anni. |
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(*) Archivio familiare (1) Le chiatte che trasportavano il marmo rosa di Candoglia destinate al Duomo di Milano portavano sul scafo queste tre lettere A.U.F. Secondo una tradizione era un'iscrizione in lingua latina " Ad usum fabricae " che contrassegnava nell'antichità, durante il loro trasporto mediante carri o barconi risalenti fiumi, i materiali destinati alla costruzione delle maggiori cattedrali italiane, quali il Duomo di Milano, San Pietro a Roma, Santa Maria del Fiore a Firenze. L'iscrizione avrebbe gradualmente assunto il significato di gratuitamente, senza pagare, poiché tali materiali - in virtù della loro destinazione - erano liberi da ogni dazio o gabella. (2) Il soprannome di "Maester" resterà per la famiglia Perelli di Arola. (3) Sacerdote di Arola dal 1709 al 1767 e sepolto nella chiesa San Bartolomeo. (4) Il cimitero era allora a fianco della chiesa. |
| Ritratti dalla famiglia | |
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| Léon Perelli 2017 |
Stéphane Perelli 1978 |
Alain Perelli 1947 |
Robert Perelli 1924 - 1985 |
Ernesto Perelli 1890 - 1937 |
Giuseppe Perelli 1858 - 1904 |
Dominico Perelli 1826 - 1908 |
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