| State qui >Chronache >"Fing ca gué d'l'acqua" & La Ghiacciaia |
| Preambolo |
| Antonio Cavestri |
| |
![]() Antonio Cavestri |
Antonio CAVESTRI, detto Tòni era un personaggio singolare. Nato nel 1849 ad Armeno, già da ragazzo si sentiva attratto dal commercio e, a 25 anni, era conosciuto in tutti i mercati di bestiame della regione, comprava e rivendeva mucche, muli, vitelli, maiali, cavalli e trasportava grano, farina, paglia, fieno, commestibili, altri materiali e anche carbone da legna. Nel 1872, si era sposato con Clara SCIORA, una ragazza di Arola, dove si era trasferito nella casa al " 26 via Varallo " attualmente abitata dalla famiglia CORRÀ, aprendo una bottega che si chiamerà " In cà d'Toni ", il che rappresentò per Arola un evento rivoluzionario. |
|
|
Nel luogo dove attualmente c'è un garage, qualche anno fa si potevamo ancora vedere dentro dei grossi ganci appesi al soffitto, che servivano per appendere la carne, poiché il nostro uomo aveva anche il talento del macellaio.
Acquistava gli animali alle fiere e, dopo averli portati ad Arola, li macellava nel retro bottega. |
||
|
Tòni commerciava con i paesi nei dintorni di Arola e due volte alla settimana, dei portatori, spesso donne con il gerlo in spalla, andavano a consegnare la merce in più di sette paesi. Il sistema di vendita era semplice ma efficace !! La carne ordinata era confezionata in sacchetti di tela più o meno grandi; in ogni sacco, oltre alla carne, si trovava un biglietto sul quale era segnato il peso, il tipo di carne e il suo prezzo. Il portatore consegnava la merce e il biglietto-fatture al cliente che, presane visione, pagava e scriveva un nuovo ordine sul biglietto. |
![]() La bottega di Tòni |
|
|
Il tutto, soldi e biglietto, veniva rimesso nel sacco che era servito a trasportare la carne, così nella gerla del trasportatore si accumulavano gli ordini per il successivo giro di consegne. Per le consegne più importante veniva assunto un uomo di fatica, chiamato " Livisoong", cioè Luisòn, una sorta di Ercole bonaccione che, si appoggiava su un grosso bastone, trasportando con disinvoltura enormi quarti di bovino, l'inconveniente era che mangiava tanto quanto trasportava !! |
||
| La Cà d'Touni |
| |
|
Accanto al macello e alla macelleria, c'era una grande sala con un enorme camino che serviva da ristorante e da osteria. La domenica era sempre molto affollata !! In un grande paiolo cuoceva una profumata trippa (buzzeca). Le male lingue dicevano che la padrona, la Clara, aggiungeva un pó d'acqua ogni volta che un cliente entrava, da qui il detto: fin c'à ghè l'acqua n'tal Plin, ghè la busèca n'cà d'Tòni (Finchè c'è l'acqua nel Pellino, c'è la trippa nell'osteria di Tòni). In occasione di feste importanti, un bovino ornato di coccarde e bandierine veniva fatto passeggiare per le strade di Arola, da questo particolare ognuno sapeva che a Cà d'Tòni ci sarebbero stati polenta e spezzatino, da consumarsi sul posto o da asporto. Un armadio a muro a due porte , in questa grande sala, serviva da magazzino per il tabacco e i toscani. A volte durante le feste suonavano due musicisti: un vero virtuoso della fisarmonica, chiamato l'Umin e suo amico con il crincrin. Suonavano valzer, polche e si ballava fino all'alba, qualche volta succedeva anche qualche gazzarra con i giovani dei paesi vicini. Di fronte all'armadio a muro, quattro buchi, che esistono ancora, avevano una funzione ben definita: quando un cliente ordinava un quarto, un mezzo o un litro di vino, la Clara, dopo averlo servito, metteva in uno degli alveoli del muro un fagiolo, che teneva in una delle tasche del grembiule, per ricordarsi quanto doveva pagare ogni cliente. L'Osteria chiudeva solo all'alba, pertando, malgrado il grosso numero di fagioli contati con certezza, rari erano quelli che uscivano ubriachi. La Clara, ogni volta che serviva un nuovo litro, volendo avvertire il cliente che stava per arrivare l'alba, ripeteva: " è chiaro, è chiaro" !! Alcuni però dicevano era il vino e non il giorno che si faceva sempre più chiaro. |
| La Ghiacciaia |
| |
|
Ha sempre avuto il senso degli affari, ma nel 1890 l'ambizioso Tòni volle ampliare la propria attività: intraprese la costruzione di una casa, di tipo particolare,
che tutt'oggi si chiama " Giazzéra " (ghiacciaia), situata sull'antica strada comunale che va da Arola al Mulino, verso Pella. Furono necessari cinque anni per terminare la costruzione. Lo specifico di questo caseggiato è la sua cantina, che misura circa sette metri di larghezza e undici di altezza, con un cilindro conico in granito di cinque metri di diametro e di dieci metri di altezza, che occupa il centro del locale. Nel cilindro si aprono tre porte a uguale distanza fra di loro, e dentro vi è una scala di granito che scende dall'alto, servendo le tre porte di cui si è detto. |
![]() La Ghiacciaia |
|
![]() L'apertura della ghiacciaia |
All'inizio dell'inverno le donne portavano con le gerle dalla montagna la neve, che versavano nell'apertura del cilindro di granito. Poco a poco, dopo essere stata batttuta, la neve riempiva il cilindro e, quando arrivava all'altezza della prima porte, questa veniva chiusa ermeticamente, come poi anche le successive, |
|
|
fino a che l'intero cilindro veniva riempito di neve, che si trasformava in ghiaccio. Per molti mesi il Tòni depositava sopra a questo rustico frigorifero i quarti di carne delle bestie che aveva macellato affinché si conservassero. Poco a poco la neve si scioglieva e l'acqua che rimaneva scorreva in fondo al cilindro. Quando la carne non ere più accessibile si apriva la prima chiusura ermetica, poi la seconda e la terza porta, in modo da poter prendere i pezzi di carne gelata depositati sotto. |
||
|
Così per numerosi anni, Arola, per quel che riguarda la carne, la sua conservazione, il suo trasporto e la sua vendita è stata al massimo del progresso. Antonio CAVESTRI avrà 8 figli, è suo figlio primogenito, Giacomo (1), nato nel 1872, che continuerà con suo padre il commercio della carne, la macelleria chiuderà alla morte di Touni nel 1919. Oggi tutti i negozi alimentari sono praticamente scomparsi ad Arola, solo rimaste la bottega di Barbara. (1) Il foglio di Giacomo, Carlo CAVESTRI, era il titulare e cuoco del ristorante ad Arola la "Tana della volpe". |
|
Conception & Design: A.P | Copyright ©
- Arola-Villaggio - All right reserved